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sábado, 14 de enero de 2012

C'è bisogno dei poveri, più sono e meglio è!

Immaginate un paese o una città o uno stato senza poveri. Non è possibile. Più che un sogno per i politici sarebbe un vero incubo. La povertà, gli conviene a tutti. A tutti coloro che ne hanno bisogno come un modo per rimanere in politica usando la massa lavorale per fare ricchezza. La povertà è buona per gli imperialisti e anti-imperialista, “pitiyankees” o anti-yankees. E se è povertà estrema è meglio. I guadagni sono di più.
La povertà è docile, malleabile, manipolabile, sensibile, emozionale, confortevole, ingenua e molto buona, per essere trasportata da speranze terrestre e extraterrestre. La povertà è uno stile di vita. Più che fisica, la povertà è mentale, è una credenza collettiva, dove tutti sono apparentemente disabili, incapaci di avvalerci dei suoi propri mezzi, di avanzare nella vita o progredire. Si percepice come uno stato sonnolento della mente, che fa muovere il corpo quasi istintivamente. Per non dire, primitivamente. La povertà inoltre, cresce, si riproduce in solitudine o indotta. Ma sia qualsiasi delle sue forme, è sempre utile. Chi ha per se un pezzo di povertà controllata, ha un cammino sicuro verso il successo. Qui se compie il proverbio: dimmi quanta povertà controlli e vi dirò quanto è la vostra ricchezza.
Contra la povertà, tutti noi lottiamo, tutti noi vogliamo salvare i poveri. Moriamo e viviamo per aiutare i poveri. Chi non ama i poveri?.
Ma tanta preocupazione perché? Semplice: Gestire, manipolare la povertà è uno dei migliori affari del mondo. È la grande industria. È avere soggetti, servi a buon mercato, eserciti di zombie privati, seguaci eterni, incondizionali sotto la promessa che la povertà scomparirà un giorno, a condizione che siano guidati dal suo padrone, leader, pastore, capo, genitore, o come si faciano chiamare i proprietari di quella povertà in particolare.
Quello che non sanno i poveri, è che gli ultimi interessati nel porre fine alla povertà sono gli stessi che promettono di combatterla. La povertà è come la storia del "cocco". Ecco che arriva il cocco, andiamo tutti a combattere il "cocco", dice il leader, e sorpresi a tutti con la sua eloquenza, il coraggio e bravura, ma che nessuno amazzi al "cocco", perché senza il "cocco", non ci sarebbe un leader da seguire e finirebbero i benefici. La povertà è una verità che tutti lo sanno ma nessuno lo dice. Lo sanno gli stessi poveri, e i coproprietari di quelle povertà. Ma si nasconde, si fa finta, tutti chiudono un occhio alla povertà, per che scorra senza molti ostacoli, il rapporto perverso tra la povertà e coproprietari. La povertà ha anche dato il suo contributo al linguaggio dell’umanità, a coniare le sue stesse parole e di integrarle al linguaggio quotidiano: “cachifo”, “cachifiando”, poveretto, povero diavolo, "in cobrito", “pelao”, "senza soldi", "morto di fame”. affamati, “piedi in terra", miserabile, “lambuceo”, e tante altre. Con la povertà è nata una nuova scienza: Amministrazione della Povertà, con il suo Master Business Poor proprio, con molto più potenziale e futuro che la consumata Amministrazione di Azianda e il suo Master Business Administration.
Infine, abbiamo scoperto che il mondo non è diviso tra ricchi e poveri. Il mondo è diviso tra coproprietari di povertà e la povertà che si avicina al miglior offerente. O meglio, povertà confortevole. Coloro che non siamo allineati a nessuna di queste categorie, siamo solo alcuni poveri disadattati. Lenin Cardozo / Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia

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