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miércoles, 27 de agosto de 2014

Nella Serrania de Perijá è irreversibile il divieto della malanga


Il principale polmone verde del Zulia, la Sierra di Perijá, ha subito negli ultimi dieci anni l'assalto di coloro che protetti dell’impunità ambientale fanno affari milionari a scapito del patrimonio forestale di tutti i zuliani. Nella Sierra di Perijá accadono tra 50 e 60 incendi forestali per giorno che distruggono circa 1.000 ettari al mese; molti di questi incendi sono causati per ripulire il terreno che sarà utilizzato nella coltivazione di Malanga per poi essere venduta alle transnazionale dei fast food.

Nella casella in alto a destra completamente disboscato il lato colombiano (a sinistra) e la parte venezuelana si osserva anche con vegetazione

Questi processi di distruzione delle foreste influenzano i cicli idrologici, causando una diminuzione del volume degli affluenti, la distruzione degli ecosistemi e l'estinzione delle specie di flora e fauna.


Di fronte a questa realtà che si traduce in 91.173 ettari devastati fino ad oggi e la seccità storica sperimentata nello Stato, il Governo regionale e Nazionale vengono avanzando azioni decisive per frenare le prestazioni ecocide nella Serrania Perijanera.

La Cordigliera Serrania di Perijá chiede di essere dichiarata Territorio di Eccezione per raggiungere il controllo e il monitoraggio necessario per la custodia e fermare l’impunità ambientale imperante per decenni.
Tra queste iniziative c’è la risoluzione emessa dal Ministro dell'Ambiente, Miguel Leonardo Rodríguez, nominando una commissione speciale per valutare e fare azioni necessarie per limitare e prevenire le cause di disboscamento, gli incendi e la deforestazione associati alla coltivazione di Malanga.

All'interno della Commissione si è concordato il divieto della coltivazione di questo tubercolo nei bacini superiore e medio dello stato Zulia, misure che hanno risvegliato le reazioni avverse attese di chi vede i propri interessi perturbati.


Ci sono stati diversi incontri con i produttori di Malanga con lo scopo di spiegare le ragioni e le implicazioni di questa decisione in difesa della Sierra di Perijá, dei bacini idrografici impattati dalla deforestazione e dei milioni di zuliani colpiti dalla rapida diminuzione nel volume dei serbatoi. In tali incontri è stato sottolineato che il divieto della coltivazione di Malanga è irreversibile e le guide di mobilitazione del prodotto sono stati sospesi in tutta la regione. 

La malanga di essere una coltura di sussistenza oggi troviamo nella Sierra di Perijá piantagioni di un solo produttore con più di 70 ettari in produzione.
 
Foto satellitare che mostra le zone colpite disboscate e successivamente da frane.

Non è nemmeno di sostituire una coltura con un altra visto che i suoli montagnosi della Sierra sono inclinate e di poca terra vegetale, di conseguenza le piantagione estese provocano l’indebolimento della superficie, la erosione e col arrivo delle piogge, le frane. I sedimenti che sgorgano dalle montagne soggiornano in questi serbatoi e questi, di conseguenza, perdono la loro capacità di deposito. 

Dighe progettate per una durata di 150 anni, oggi si proiettano per soli 30 anni a causa dell’intasamento o accumulo di sedimenti. 


A coloro che cercano di violare le regole gli sarà applicata la legge rigorosamente: si procederà all'arresto dei vettori che si spostano con la malanga e gli sarà confiscato il prodotto. 

Nel frattempo, il Governo Regionale sta valutando la possibilità di acquistare la produzione di malanga che è già stata estratta, come un atto di solidarietà per chiudere il capitolo di quella coltura in Zulia, per i quali si svolgerà un censimento che consentirà di verificare la quantità, qualità e costi. 

La foto satellitare mostra 60 incendi simultanei in un giorno. 50 ettari area colpita.

Inoltre, e come ultima alternativa si esorta ai produttori che costituiscono vivai per la produzione in massa di vari specie di frutta e forestali che consentano l'avanzamento del Piano Verde per lo Stato di Zulia, che implica la piantagione di alberi nei diversi comuni, avendo come priorità l’aree strategiche quali le zone adiacenti ai bacini idrografici.

Questa metodologia ha trovato ricettività tra i coltivatori, in modo che si svolgeranno riunioni nei comuni di Rosario Perijá, Jesús Enrique Lossada e Machiques di Perijá, dove sarà presentato per la sua valurazione e considerazione, in dettaglio, questa proposta di produzione agro-eco-forestale. 



Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Fanny Reyes – giornalista ambientalista venezuelana | Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

domingo, 2 de marzo de 2014

Maracaibo epicentro de una tragedia ambiental

Dices que manifiestas por un mundo mejor, pero talas en la ciudad más de 500 árboles, solo en una semana, para usarlos como barricadas y así hacerte sentir. Además por las redes te vanaglorias por tu habilidad con la motosierra y hasta pides que te llamen patriota.
Expresas que lo haces por defender el derecho a la vida y matas escondido en la soledad de la noche a perros y gatos en condición de calle y luego los colocas en las brasas de las incendiarias barricadas. Eres muy regionalista, te gusta decir siempre que Maracaibo es la sucursal del cielo, pero igual no te importo destruir también las plazas de la ciudad, sus parques infantiles, sus esculturas, sus semáforos, sus postes de luz, sus aceras e intoxicas sus aires con los cientos de cauchos que has quemado todos los días durante la protesta.
Cuando dices que amas a Maracaibo, nos das miedo!!
Arboles patrimoniales, con más de cuatro décadas dando oxigeno y sombra ya no existen. Cujíes, Jabillos, Jacures, Bucares, Mangos, Nim y Palmas, entre otras especies que le costaron a la ciudad mucho esfuerzo para verlos crecer. Ceibas centenarias pasaron a ser también parte de las barricadas.
Valiente forma de protestar dispersando y quemando en las vias principales diariamente 1500 toneladas de basura y por eso es que no permites que lleguen a su destino final.
SOS SOS SOS, asi justificas llenarnos de grafiti las paredes y de escombros las vias de la ciudad. Si, eres esa victima que pide auxilio victimizando a Maracaibo.
Para desconsuelo de estos depredadores urbanos y sus cómplices, la ciudad si tiene quien la quiera, sin golpes de pecho y sin mucha poesía. Ahora nos toca salir a defenderla y a recuperarla.