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sábado, 18 de febrero de 2012

Crisi alimentare e biocarburanti

Per i scienziati agricoli si sta avvicinando a passo giganteschi la crisi alimentare, denominato "tsunami silenzioso". Secondo Josette Sheeran, Programma Alimentare Mondiale, un organismo delle Nazioni Unite, un'ondata di inflazione dei prezzi degli alimenti si muove per il mondo, lasciando disordini e indebolendo governi nella sua scia. Ciò è confermato dalle statistiche che mostrano che per la prima volta in 30 anni stanno emergendo proteste per il cibo, la mancanza di cibo, simultaneamente in molti luoghi .
Ad esempio, in Bangladesh si hanno intensificato i disordini, la Cina comincia a sentire i rigori di queste carenze, i loro poveri, quelli che vivono con 10 “bolivares” al giorno, stanno tirando fuori i bambini dalla scuola e riduciendo le verdure per poter pagare il riso. Coloro che vivono con 5 “bolivares” al giorno stanno riduciendo la carne e verdure e uno o due pasti, in modo da poter comperare una ciotola di riso. E quelli più bisognosi, che vivono con 2 “bolivares” al giorno affrontano il disastro. In molti luoghi, la scarsità tradizionalmente di cibo significa in questi momenti carestia massiva. Le misure della crisi attuale sono la miseria e la malnutrizione. Le classi medie nei paesi poveri stanno rinunciando all'assistenza sanitaria ed eliminando la carne, per poter mangiare tre pasti al giorno.
Circa un miliardo di persone vivono con redditi non superiori a 5 “bolivares” al giorno. Secondo le stimazioni, se il costo degli alimenti aumenta del 20% (in America Latina e in Africa, questi prezzi sono aumentati molto di più), 100 milioni di persone potrebbero essere costretti a tornare al livello di povertà assoluta. In alcuni paesi, ciò annullarebbe tutto quello che è stato acquisito nella riduzione della povertà negli ultimi dieci anni di crescita. Dato che i mercati alimentari sono agitati, i conflitti civili sono in aumento, la crisi alimentare potrebbe diventare una sfida alla globalizzazione. A questa variabile macroeconomica che noi chiamiamo il cibo, ora deve aggiungere l'impatto della produzione sempre più accelerata di biocarburanti.
Mentre i biocarburanti sono stati pensati come chiave per combattere i cambiamenti climatici, essi (i biocarburanti) sono ottenuti da coltivazioni che a volte sono fondamentale per il sostentamento alimentare dei paesi sottosviluppati. Le coltivi per la produzione di biocarburanti, l´opzione energetica che si fa strada per la fornitura di benzina o gasolio come combustibile, cominciano ad avere una forte opposizione sociale. Le ONG provenienti da diversi paesi produttori di materie prime (semi di soia in Argentina e Brasile, ed olio di palma dall'Indonesia e dalla Malaysia) hanno denunciato le devastazioni della agricoltura industriale e coltivazioni energetiche: la deforestazione, lo spopolamento delle campagne, perdita di biodiversità, inquinamento delle acque, il sovraffollamento nelle città e la fame.
Hanno inoltre avvertito che questi prodotti vegetali necessari da parte dei paesi sviluppati per i suoi automovili, sono vitali per il sostentamento fondamentale e la sua sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo.
Un rapporto delle Nazioni Unite ha avvertito che la corsa a produrre quantitativi di biocarburanti (dal mais, canna da zucchero, soia o palma) sta causando più deforestazione, la fame e facendo più poveri alle popolazioni rurali. Le Nazioni Unite non si oppone a impianti di carburante, ma teme che questa fonte di energia si sta sviluppando fuori di controllo e senza limiti di tutte le sue conseguenze. Per Jorge Rulli, ricercatore argentino "I biocarburanti si accentuano e aggravano gli attuali disordini di un modello agricolo che ha causato danni sociali e ambientali, così come la povertà in molti paesi", altrettanto spiega come "monoculture hanno provocato spostamenti massicci di popolazione alle città e la contaminazione dei campi.
L'industria agricola impiega a pochi lavoratori, e la disoccupazione rurale alimenta la disoccupazione urbana. Infine Rulli ha detto "trasformaremmo i nostri campi di soia in nuovi campi petroliferi". Nei paesi in cui hanno già cominciato i coltivi per produrre la materia prima per i biocarburanti, si comincia a notare la speculazione della terra; i prezzi sono diventati più costosi e non c’è dove mettere il bestiame, che cominciarono ad occupare le pianure e le sul ciglio della strada. "
Inoltre il suddetto rapporto delle Nazioni Unite indica anche che i coltivi energetici (cereali e canna da zucchero per l'etanolo, e oli di soia o di palma, dedicati a biodiesel) possono causare uno squilibrio nella catena alimentare. Il pericolo è che sianno destinati a questo scopo le terre, le acque e altre risorse a scapito delle merci. La scarsità e l'aumento dei prezzi potrebbe aggravare le condizioni dei poveri. In Messico, l'aumento dei prezzi delle tortillas di mais (l'alimento base della dieta messicana) a causa della deviazione di grano per la produzione di etanolo degli Stati Uniti ha suscitato grande inquietudine.
In Brasile, l'espansione della canna da zucchero per produrre etanolo ha trovato una resistenza inaspettata da parte del governo locale di Rio Verde (città prospera nello stato centrale di Goiás) e le imprese agricole, che hanno deciso di imporre al coltivo di canna da zucchero un limite del 10% dei terreni agricoli del comune. Ciò rappresenta 50.000 ettari, otto volte l'area già occupata dalla canna di zucchero nel comune, per la fornitura di una vecchia distilleria di alcool o etanolo. Per loro questo monocoltivo di canna è "uno tsunami verde che spezza la catena produttiva agro-alimentare" e "provoca tragedie sociali" e ambientali, se non sono controllati.
Inoltre, l'Unione europea, non molto indietro e ha intenzione diimportare grandi quantità di materie prime (palma, soia)provenienti da foreste tropicali, paludi e altri ecosistemi, e denunciare i gruppi ambientali europee. Per loro "I biocarburantisono una minaccia per le foreste", e mettere in guardia dei pericoli che incombono sul Ecuador, Colombia e Brasile. In Indonesia prevede di sviluppare i biocarburanti (legata allapolitica europea) di prevedere moltiplicando per 43 la produzione di olio di palma, che ha distrutto 20 milioni di ettari di foresta tropicale, secondo Veterinari Senza Frontiere.
Da questo spazio, dalle notizie di Channel Azul 24 e da Azul ambientalisti; proponiamo che la soluzione inizia con l'educazione ambientale, l`unica uscita per prendere coscienza e fare del risparmio energetico una proposta di vita. C'è accordo sul fatto che con i biocarburanti ci sono due pericoli eminente. Oltre alle conseguenze negative sulla produzione alimentare nel mondo e l'impatto sugli ecosistemi si stanno creando false aspettative e false speranze tecnologiche. Il pericolo è che si abbassi la guardia sul risparmio energetico e consumo responsabile, che sono le soluzioni chiave di cui abbiamo bisogno per mitigare il cambiamento climatico e avvicinarci ad un società più giusta, più armoniosa con l'ambiente.
Lenin Cardozo / Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia

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