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lunes, 2 de abril de 2012

CO2 foreste boreali

Le foreste boreali, gli ultimi polmoni verdi del pianeta, che si estendono in tutto nord del Canada, Alaska, Russia e Scandinavia, purtroppo sono vicine a diventare il prossimo Amazzonia. Dal momento che risultano sempre più minacciate a causa dei cambiamenti climatici e la presenza umana predatora. Fino ad oggi, le immense distese delle foreste boreali erano rimaste intatte grazie alla bassa presenza umana in queste latitudini. Qualora l'attenzione mondiale negli ultimi tre decenni si eveva concentrata sulla perdita e il degrado delle foreste tropicali.
Attualmente, gli scienziati e gli ambientalisti chiedono misure urgenti per preservare le foreste boreali e salvaguardare la biodiversità, oltre a prevenire la perdita di une dell’affonde più importanti di CO2 del pianeta. Le foreste boreali coprono un terzo della superficie forestale globale e il terzo delle riserve di carbonio. Fino ad ora, solo il fuoco e gli insetti sono stati i protagonisti dell’equilibrio degli ecosistemi boreali. Tuttavia, la crescente domanda di risorse ha fatto che la mineraria, l'industria del legno e lo sviluppo urbano hanno aumentato nel corso degli anni, causando la perdita estesa di foresta in alcune regioni.
Il fuoco è il principale artefice del cambiamento essendo l'attività umana quella che provoca il maggior numero di incendi. Ci sono prove che il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e il rischio di incendi nella zona boreale. La foresta russa è la più degradata e ha subito gravi danni negli ultimi decenni. Paesi con le foreste boreali proteggono dalla sfruttamento del legno meno del 10% delle sue aree boschive ad eccezione della Svezia, dove la percentuale è del 20%.
Le scoperte sono state pubblicate nella rivista “Trends in Ecology and Evolution”, intitolato “Conservazione urgente di stoccaggio del carbonio boreale e la della biodiversità”. Mentre i governi non riconoscono il cambiamento che si verifica, si ritiene che solo il 40% di queste foreste rimangono ancora intatte, e il grado di frammentazione tra loro aumenta.
Del resto, il cambiamento climatico è un problema molto complesso, e gli scienziati più studiano e più variabili devono essere prese in considerazione. Il clima della Terra è un sistema globale è completamente interconnesso, quindi una disfunzione locale può influire sul tutto. Prova di ciò è che negli ultimi anni hanno dimostrato che l'aumento di temperatura sta uccidendo le conifere nel nord del Canada. Rappresentando una nuova variabile, finora non studiata in profondità, nella lotta contro il riscaldamento globale. Comunque la bontà, che le foreste e gli oceani continuano ad essere i grandi servitori o dissipatori di CO2 sta diventando sempre minore. In particolare il contributo delle foreste boreali per la loro, sempre di più, aggressiva deforestazione.
Uno studio pubblicato su Nature suggerisce che, negli ecosistemi terrestri a latitudini settentrionali, dalla Russia al Canada, l’assorbimento di CO2 che accade in primavera scompare con la liberazione di questo gas di effetto serra in autunno. Negli ultimi due decenni, le temperature delle latitudini settentrionali è aumentata di 0,8 gradi centigradi in primavera e 1,1 in autunno.
Fino ad ora, si pensava che la dilatazione della primavera dovuto al riscaldamento aumentava l'attività fotosintetica, caratterizzata dalla fissazione di anidride carbonica e la liberazione dell'ossigeno. Anche nell’immediato futuro, queste foreste fungeranno come rifugio per molti animali che si muovono dovuto al aumento delle temperature più al sud. Non dobbiamo dimenticare che le conifere sono uno degli strumenti più importanti per combattere il cambiamento climatico.
Lenin Cardozo / Hugo E. Mendez U. / ANCA24 Italia

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