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jueves, 28 de agosto de 2014

Tundra e boschi boreali, l’ultima frontiera da salvare


La vita nell’emisfero nord contiene due biomi[1] tipici, che si estendono, uno dopo l’altro, fra le regioni polari e i biomi ubicati più a sud. Essi sono la tundra, privo di vegetazione boschiva, e il bosco boreale o taiga, soprattutto foreste di conifere. La tundra è il nome dato a queste foreste polari, soprattutto nelle regioni artiche dell’Asia che si trovano tra i ghiacci perpetui del nord e le foreste della taiga a sud o boschi boreale. 

Il suolo della tundra rimane congelata durante la maggior parte dell’anno, e in parte si scioglie in estate. L’acqua si raccoglie poi in paludi e acquitrini. Nella tundra, il fattore limitante è la temperatura. La media annua delle precipitazioni è bassa, circa 250 mm, e la temperatura massima supera i 10º C. Il sottosuolo ha uno strato di ghiaccio permanente, il cui spessore varia a seconda della stagione. Questo strato di terreno è chiamato permafrost.
Nella tundra, le forme di vita dominanti sono muschi e licheni. Nonostante le scarse precipitazioni, entrambe le forme crescono bene, perché l’evaporazione è quasi inesistente e vi è un’alta concentrazione di umidità. Il suolo, povero di sostanze organiche, ha una carenza di sostanze nutritive. 

Tutta la tundra è zona di torbiere, alcuni depositi di carburante fossile, la torba, costituiti da residui vegetali che si sono accumulati nel corso di migliaia di anni nelle paludi.

Per il freddo intenso, il processo di decomposizione è molto lento e la formazione di suolo fertile è scarsa. La fauna della tundra ha anche poca diversità. Le due specie principali sono renne in Europa e in Asia, e caribù in America. Si tratta di animali molto simili che, probabilmente, discendono da un antenato comune. I ruminanti sono mammiferi della famiglia dei cervi, e vivono in branchi. 


Approssimativamente, hanno sollevato un metro e mezzo sollevato -l’altezza di un quadrupedo, misurata dal suolo alla cima della sommità della spina dorsale -. Il suo pelo, molto denso, cambia dal grigio bruno al bianco in inverno. Essi hanno le corna, con cui scavano nella neve alla ricerca di licheni il loro cibo. Essi migrano periodicamente, in conformità con i cicli di riproduzione di forme di vita di cui si alimentano. Le renne sono addomesticate e utilizzate come animali da tiro e da carico. Altri mammiferi che si nutrono di piante e licheni sono i lemmings, specie di topi di campo. 


Ci sono anche lepri artiche, lupi, volpi, linci e orsi polari, e anche un tipo di bovino selvatico adattato al freddo estremo, il bue muschiato. Molti di questi animali ibernano, cioè, entrano in letargo invernale, dopo aver accumulato riserve nel loro corpo durante la breve stagione calda. È maggiore la varietà di uccelli: ci sono gufi “nivali”, palmati come l’oca e il matto, e il falco più grande consciuto, girifalco. 

Altri uccelli provenienti dal sud, trovano nella tundra le condizioni necessarie per la nidificazione e riproduzione. Durante i giorni d’estate ci sono anche alcuni moscerini e zanzare. È sorprendente che in zone così fredde questi insetti vengono a riprodursi fino a formare sciami enormi. Nella breve stagione estiva, parte della neve si scioglie, il sottosuolo della tundra, gelati durante tutto l’anno, impedesce il drenaggio formandosi stagni e paludi. L’acqua stagnante raggiunge quindi temperature sufficienti per la riproduzione delle larve di zanzara. 


Tradizionalmente, la tundra è stata abitata dagli eschimesi, -cacciatori e pescatori- e allevatori di renne, che continuano muovendosi dai boschi, cercando cibo per le loro greggi e raggiungono la tundra nel’epoca meno fredda dell’anno. È interessante notare che la vita di questi popoli in qualche modo evoca il cosiddetto uomo di Cro-Magnon, un antenato dei moderni esseri umani che abitavano la regione della Dordogna, nel sud della Francia, circa 30.000 anni fa. Quella zona, ora temperata, era tundra in quei tempi. Le scoperte archeologiche e dipinti delle grotte in cui vivevano mostrano analogie con gruppi di eschimesi dell’attuale tundra. 


La foresta boreale o taiga, sono quelli che si sviluppano a sud della tundra e del nord della steppa. Sono formazioni forestale di clima freddo, dominata da conifere. Questo bioma si chiama al nord della Siberia, taiga che significa in russo boschi freddi e nella regione del Mar Hudson e nel nord del Canada sono chiamati boschi boreali, che significa boschi del nord. Lì crescono, favoriti dal clima meno rigoroso che quelli della tundra e per un suolo che soffre meno l’effetto della nevicata. La temperatura media è di 19º C in estate e -30° C in inverno, la media annua delle precipitazioni raggiunge 450 mm. 

In tutta questa zona i paesi Scandinavi, Siberia e Canada si tovano boschi di abeti, pini e larici e di betulle. La fauna è composta da animali che resistono al freddo, molti dei quali ibernano: alci, bisonti, lupi, orsi, linci, martore, scoiattoli, marmotte, castori, lemmings e cervi.


Tra il confine nord del bosco boreale, dove gli alberi attivamente si rigenerano, e la tundra priva di alberi c’è una zona di transizione dinamica conosciuta come «bosche-tundra». L’estensione di questa zona può variare da pochi chilometri in Nord America fino ad oltre 200 chilometri in Europa. È naturalmente frammentata ed è composta di parcelle la cui copertura forestale è relativamente densa, interrotti da aree di lichen e brughiera, così come in zone poco boscosa. 

Questa zona di tranzizione ospita più specie rispetto al sistema boreale e al sistema della tundra, poichè contiene entrambe le specie. Gli alberi del bosco-tundra, spesso sono poco sviluppati, e la sua rigenerazione è lenta. Questo ha fatto che, tradizionalmente, sia impraticabile lo sfruttamento commerciale del legname, nonostante l’ecosistema ha fornito per secoli il legno e legname di costruzione ai popoli indigeni. L’aumento della domanda globale di risorse potrebbe fare, tuttavia, che i boschi-tundra diventino una fonte importante di materie prime. Infatti le attività di sfruttamento forestale in Fennoscandia e nordovest della Russia si diffusero molto vicino al bosco-tundra nei decenni degli anni sessanta e anni novanta. 


In inverno il bosco-tundra è un habitat importante per il Caribù in Canada e in Alaska e per il per il Regno d’Europa, servendo di apoggio a sua volta alle attività di allevamento delle renne dei popoli indigeni come Saami della Scandinavia. La zona ospita anche le attività pastorizia di pecore, di pesca e la raccolta dei prodotti non legnosi.

Le funzioni fisiche più importranti del boscho-tundra sono stabilire e proteggere i terreni fragili e sostanze nutritive, prevenire l’erosione, conservare le risorse idriche e la capacità dei bacini, filtrare sostanze inquinanti, servire come un indicatore del cambiamento climatico e, in collaborazione con il bosco boreale stesso, essere un serbatoio di carbonio. Qualsiasi cambiamento significativo nel bosco boreale potrebbe avere effetti significativi sul livello di CO2 nell’atmosfera. I boschi boreali contengono il 26% delle risorse totale di carbonio, più di ogni altro ecosistema terrestre: 323 gigatonnellate –Gt- nella Federazione Russa, 223 Gt in ​​Canada e 13 Gt in ​​Alaska. 


Al contrario, si stima che i cambiamenti climatici produrrano nei boschi boreali aumenti di temperatura maggiori che in qualsiasi altro tipo di foresta. Il riscaldamento, che sarà superiore in inverno che in estate, spostarà verso il nord, le zone climatiche a velocità fino a 5 chilometri all’anno. I boschi boreali avanzeranno verso nord, nelle sue regioni meridionali, invece, spariranno o saranno sostituiti da specie temperate.


Durante l’estate i suoli saranno più asciutti, e gli incendi e la siccità più frequenti. Da continuare con il consumo eccessivo sembrarebbe che entro il 2100, l’espansione del bosche boreale verso il nord ridurrà di circa il 50% l’area di tundra.

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[1] Insieme di comunità di essere viventi che si estendono su una vasta area geografica caratterizzata da un clima e da altri fattori: i principali biomi continentali sono tundra, taiga, bosco latifoglie, il bosco mediterraneo, il deserto, prateria e la foresta pluviale.

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 -- Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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